Questa pagina nasce per dare voce ad una iniziativa, lanciata da Renzo Davoli, per la liberalizzazione del software preinstallato sui PC. Si tratta di una proposta di liberalizzazione rivolta nel febbraio 2007 all’allora Ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, e ai suoi collaboratori. Per sostenerla è stata lanciata anche una petizione, che vi invito a firmare e da cui riporto questo estratto:
Occorre una legge che contenga le seguenti norme:
1) Nella vendita di personal computer il prezzo dell’hardware deve
essere riportato con voce distinta rispetto al prezzo della licenza
d’uso del software eventualmente in dotazione.
2) È consentito all’utente di rinunciare all’acquisto della licenza
per il software e pagare solamente il prezzo dell’hardware.
3) Il prezzo indicato per la licenza d’uso del software deve essere
realistico. Più precisamente, dalla proposta:
È consentito altresì a sole aziende che costruiscono o
assemblano computer (non a privati) l’acquisizione della sola
licenza d’uso al prezzo indicato per la licenza stessa in offerte
pubbliche al più incrementato del 30% e per un numero minimo di 30
copie o comunque di 30 volte il quantitativo offerto se si tratta
di offerte per la vendita congiunta di più elaboratori corredati di
software.
Un’altra interessante introduzione alla questione è stata scritta ad aprile 2007 da OpenLinux.eu.
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Siamo già più di 10000, tra cui:
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Vincenzo Benincasa - Stefano
Canepa, Debian - Beppe Caravita,
Giornalista, Il sole 24 ore - Davide
Cerri, Italian Linux Society - Fiorello
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Commons - Cecilia D’Elia, Assessore alla
comunicazione e semplificazione del Comune di Roma -
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Revolution OS 2 - Roberto Di Cosmo,
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Sviluppatore Debian
Questa iniziativa si potrebbe anche chiamare “Il computer è mio e lo gestisco io”, parafrasando un noto slogan femminista, ed è rivolta a tutti, in particolare agli utenti di PC.
Supponiamo che tu compri un PC; nel momento in cui l’hai scelto, pagato e ritirato, esso diventa tuo. Se è tuo, si suppone che tu voglia decidere cosa fa e come. In un computer, il “cosa fare” ed il “come farlo” dipendono soprattutto dal software, in particolare dal sistema operativo.
Un computer non è come una lavatrice. In generale, una lavatrice (o un qualsiasi elettrodomestico) funziona esclusivamente con il software presente nella propria circuiteria interna; è progettato per questo tipo di funzionamento.
I computer che la stragrande maggioranza della gente usa, invece, derivano (a parte gli Apple) dal PC IBM, lanciato sul mercato nel 1981. Già allora il PC non fu progettato come una lavatrice, per funzionare con un solo tipo di software: il PC IBM infatti supportava 3 sistemi operativi diversi, PC-DOS (o semplicemente DOS) di Microsoft, p-System dell’UCSD e CP/M-86 di Digital Research. Questo fu un aspetto abbastanza innovativo per l’epoca, dove era normale che altri tipi di computer (mainframe e minicomputer, ad esempio) fossero venduti (anche dalla stessa IBM) come lavatrici, ossia come blocco unico ed indivisibile di hardware e software. Il team di sviluppo del PC (che lavorava staccato dal resto di IBM) scelse invece questa strada, e questa ed altre caratteristiche resero il PC un grande successo.
Oggi, paradossalmente, c’è, in un certo senso, meno libertà su questo aspetto. Acquistare un PC fisso senza il sistema operativo preinstallato è possibile, ma quasi sempre al costo di doversi scegliere la configurazione manualmente. Più raro è che si possa scegliere un computer già assemblato (sopratutto se acquistato dai principali produttori di PC) chiedendo di non avere il sistema operativo installato. Il rivenditore, di solito, non farà queste cose se il computer gli è già arrivato con il sistema preinstallato. Con i notebook le cose si complicano ulteriormente, visto che non è possibile, per l’utente “medio”, ordinare pezzi ed assemblarsi un notebook in casa.
L’alternativa sarebbe, alla prima accensione del computer, segnalare al sistema operativo (sto parlando di Microsoft Windows, ovviamente) che non si vuole accettare la licenza d’uso, dopodiché contattare il produttore o il rivenditore per ottenere il rimborso della licenza di Windows, come la stessa licenza di Windows permette. E qui cominciano i guai. Esistono molti casi documentati di utenti che per rimuovere Windows dai propri PC nuovi hanno avuto vere e proprie odissee, in continui giochi di scaricabarile fra rivenditori, produttori e Microsoft stessa. Qualche esempio:
Portatili Dell e
rimborsi di Windows
Notebook e Windows
pre-installato
Notebook, così mi
hanno rimborsato Windows
Notebook, l’odissea
del rimborso di Windows
Windows
pre-installato, denunciata HP
Se i notebook
scartano Linux
L’avventura di un
rimborso Windows
Notebook con
Windows? Rimborso dovuto
Windows
preinstallato, class action in Italia?
Francia, no a
Windows preinstallato
Francia,
obbligatorio il prezzo di Windows
Non vuole XP, risarcito
Altri due articoli che spiegano la procedura per ottenere il
rimborso, un po’ complicata:
Rimborso per Windows: funziona anche in Italia (male, ma
funziona)
ADUC: come ottenere il
rimborso di Windows preinstallato
Pare che negli ultimi tempi la situazione sia migliorata, ed ottenere il rimborso sia più facile.
Il problema, però, è un altro. Tranne poche eccezioni, chi compra un PC deve PRIMA comprarlo con Windows preinstallato, e POI rinunciare al suo uso e ottenere il rimborso della licenza, se vuole rimuoverlo. Non dovrebbe essere questa la procedura. Dovrebbe SEMPRE essere possibile PRIMA scegliere un computer e POI scegliere quale sistema operativo pre-installare in esso, o scegliere di non pre-installarne nessuno.
Anche Apple, che a differenza di IBM ha sempre prodotto computer e sistema operativo insieme, ha di recente accettato ufficialmente il fatto che sui propri computer venisse utilizzato un sistema operativo diverso dal proprio. Da quando i computer Apple montano CPU Intel (le stesse dei PC), infatti, esiste un software di Apple, BootCamp, concepito specificamente per assistere l’utente nell’installazione di Windows sul proprio computer Apple. BootCamp è incluso in Mac OS X dalla versione 10.5.
Il problema del sistema operativo può essere esteso a tutto l’ambito del software. È comune trovare preinstallati sui PC, in particolare sui notebook, Microsoft Office o parti di esso, e l’eventuale rimborso della licenza di Windows dovrebbe includere anche la licenza di Office, che di solito costa molto di più. Non sappiamo se questo avvenga, però.
Tutto questo non ha giustificazione. Non esiste solo Windows come sistema operativo per PC: esistono molte alternative, anche con licenze d’uso gratuite e/o aperte, come GNU/Linux e FreeBSD. Non esiste solo Office, ma anche ad esempio OpenOffice, anch’esso dotato di licenza d’uso gratuita e aperta. Perché vincolare, di fatto, l’utente del PC ad una scelta obbligata sul software del SUO computer, se esistono alternative?
Da questo ragionamento parte questa iniziativa, lanciata da Renzo Davoli, professore associato presso il Dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università di Bologna. Egli ha formulato una proposta di liberalizzazione del software, indirizzata al ministro Bersani e mirante ad ottenere questa libertà nell’uso del software sul proprio computer. Ha anche lanciato una petizione per sostenere la proposta.
Riteniamo molto importante questa libertà, che magari interessa pochi utenti di PC, ma che non lederebbe, se accordata, i diritti di tutti gli altri; anzi, aprendo una vera concorrenza (almeno in Italia) sul software per PC, si spingerebbero nuove software house a proporre i loro prodotti, convincendo i produttori già presenti sul mercato a rendere più convenienti i propri, con evidente vantaggio per tutti.
Se sei interessato a dare visibilità a questa iniziativa che noi riteniamo importante, segnala l’indirizzo della petizione e usa gli strumenti di diffusione proposti.
Renzo Davoli, Mattia Gentilini, Andrea Gasparini, Luca
Bigliardi, Ludovico Gardenghi, Filippo Giunchedi, Andrea Forni,
Roberto Campesato, Andrea Lusuardi, Francesco Fiorentino, Giacomo
Boccardo, Francesco D'Ambrosio
interpretando le intenzioni di tutti gli altri sottoscrittori della
petizione.
Per diffondere il nostro messaggio, con Renzo Davoli e altri amici studenti, laureati e dottorandi del dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università di Bologna, abbiamo inviato questa mail a Beppe Grillo e alla redazione di Punto informatico.
Diffondete la petizione il più possibile! Liberiamo i nostri computer, e il loro software!
Pagina creata da Mattia
Gentilini